Il futuro sostenibile è già tra noi. Leggo storie reali che confermano
questa affermazione e che, soprattutto, mi rincuorano mentre annaspo
persa nella marea di notizie grigie. Qui, infatti, voglio parlare di un
paio di notizie “verdi”, ma non di progetti o concorsi, bensì di realtà
concrete e già perfettamente funzionanti.
La prima riguarda Todmorden, una città di 16mila
abitanti in Inghilterra, precisamente nel West Yorkshire, che da qualche
anno a questa parte è soprannominata dai suoi abitanti: “Todmorden Incredible Edible”,
ovvero Todmorden incredibilmente commestibile. Ma di preciso cos’è
successo in questa città di così innovativo? Circa tre anni fa, la
popolazione locale, spinta dall’iniziativa di due donne, Maria Chiara e Pam Warhurst,
decise di tentare una strada comunitaria, in collaborazione con le
istituzioni, per reagire e combattere la crisi alimentare ormai già in
atto.
L’iniziativa, basata sulla condivisione pubblica (ed è sicuramente
questa, a mio vedere, la chiave del successo) è stata quella di
cominciare a coltivare ogni genere di ortaggi, frutta e verdura
sfruttando il suolo pubblico, cominciando dal pezzetto di terra intorno
a casa, fino ad arrivare ai giardinetti comunali, alle aiuole, ai viali
alberati, ai bordi del cimitero, ovunque. Tutti i cittadini sono
invitati a coltivare la terra e tutti sono liberi di raccoglierne i
frutti, così, per esempio, i pendolari che tornano a casa dopo una
giornata di lavoro, possono tranquillamente fare la spesa gratis
attraversando il giardino della stazione e raccogliendo fagiolini o
pomodori maturi. Il successo è stato tale che l’amministrazione locale
ha messo a disposizione ogni più piccolo pezzetto di terra in nome della sostenibilità e dell’aggregazione sociale, ponendosi, addirittura, l’obiettivo di diventare una città autosufficiente dal punto di vista alimentare entro il 2018.
E da noi? Forse è difficile immaginare esperienze
così radicali, ma di esempi concreti cominciano ad essercene diversi:
uno dei più nuovi e interessanti, dal punto di vista dell’ubicazione, è
quello degli Orti Dipinti,
un orto sociale in pieno centro storico a Firenze inaugurato lo scorso
ottobre. In linea con le Community Garden internazionali, che puntano
sulla cultura ambientale per il recupero di zone cittadine inutilizzate o
degradate, l’architetto Giacomo Salizzoni ha pensato
di sfruttare in questo senso una ex pista di atletica in Borgo Pinti (da
cui il nome degli Orti), in uso alla adiacente Cooperativa Barberi
che accoglie ragazzi con disabilità. Ma, come mi racconta al telefono
Giacomo, l’idea di partenza degli orti urbani è stata solo la scusa per
cominciare.
I progetti già avviati, in via di sviluppo e in
attesa di sponsorizzazione, infatti, sono molteplici. Tra questi, per
esempio, “L’albero dell’energia”, una struttura in legno di bambù dotata
di una serie di pannelli fotovoltaici che servirà per alimentare 6 diverse sorgenti:
una webcam, un sistema di illuminazione a led, un ripetitore wireless,
un impianto sonoro, un punto di ricarica per i cellulari e una scheda
Arduino (sorta di cervello elettronico in grado di monitorare lo stato
di salute delle piante attraverso il livello di umidità e di
fertilizzazione del terreno).
La buona notizia per Orti Dipinti è che L’albero dell’energia, per
ora, è al primo posto tra i progetti che parteciperanno alla selezione
del premio Edison Start. L’ambizione di un luogo pubblico come questo non è, perciò, solo quella di favorire relazioni sociali legate al lavoro della terra,
ma di creare un laboratorio di idee capace di educare e formare anche
nuove figure professionali. Le attività proseguono, quindi, a grandi
passi, sostenute dall’entusiasmo dell’ideatore, dei numerosi volontari
che lui stesso è riuscito a coinvolgere – tra cittadini comuni, studenti
delle scuole americane di Firenze, ragazzi e tutors della Cooperativa
Barberi – delle istituzioni e dei piccoli e grandi sponsor.
[da IlFattoQuotidiano.it/BLOG/di Elena Cattaneo del 1Febbraio2014
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