domenica 13 marzo 2016

Orti urbani: due esempi concreti

Il futuro sostenibile è già tra noi. Leggo storie reali che confermano questa affermazione e che, soprattutto, mi rincuorano mentre annaspo persa nella marea di notizie grigie. Qui, infatti, voglio parlare di un paio di notizie “verdi”, ma non di progetti o concorsi, bensì di realtà concrete e già perfettamente funzionanti.
La prima riguarda Todmorden, una città di 16mila abitanti in Inghilterra, precisamente nel West Yorkshire, che da qualche anno a questa parte è soprannominata dai suoi abitanti: “Todmorden Incredible Edible”, ovvero Todmorden incredibilmente commestibile. Ma di preciso cos’è successo in questa città di così innovativo? Circa tre anni fa, la popolazione locale, spinta dall’iniziativa di due donne, Maria Chiara e Pam Warhurst, decise di tentare una strada comunitaria, in collaborazione con le istituzioni, per reagire e combattere la crisi alimentare ormai già in atto.

L’iniziativa, basata sulla condivisione pubblica (ed è sicuramente questa, a mio vedere, la chiave del successo) è stata quella di cominciare a coltivare ogni genere di ortaggi, frutta e verdura sfruttando il suolo pubblico, cominciando dal pezzetto di terra intorno a casa, fino ad arrivare ai giardinetti comunali, alle aiuole, ai viali alberati, ai bordi del cimitero, ovunque. Tutti i cittadini sono invitati a coltivare la terra e tutti sono liberi di raccoglierne i frutti, così, per esempio, i pendolari che tornano a casa dopo una giornata di lavoro, possono tranquillamente fare la spesa gratis attraversando il giardino della stazione e raccogliendo fagiolini o pomodori maturi. Il successo è stato tale che l’amministrazione locale ha messo a disposizione ogni più piccolo pezzetto di terra in nome della sostenibilità e dell’aggregazione sociale, ponendosi, addirittura, l’obiettivo di diventare una città autosufficiente dal punto di vista alimentare entro il 2018.
E da noi? Forse è difficile immaginare esperienze così radicali, ma di esempi concreti cominciano ad essercene diversi: uno dei più nuovi e interessanti, dal punto di vista dell’ubicazione, è quello degli Orti Dipinti, un orto sociale in pieno centro storico a Firenze inaugurato lo scorso ottobre. In linea con le Community Garden internazionali, che puntano sulla cultura ambientale per il recupero di zone cittadine inutilizzate o degradate, l’architetto Giacomo Salizzoni ha pensato di sfruttare in questo senso una ex pista di atletica in Borgo Pinti (da cui il nome degli Orti), in uso alla adiacente Cooperativa Barberi che accoglie ragazzi con disabilità. Ma, come mi racconta al telefono Giacomo, l’idea di partenza degli orti urbani è stata solo la scusa per cominciare.

I progetti già avviati, in via di sviluppo e in attesa di sponsorizzazione, infatti, sono molteplici. Tra questi, per esempio, “L’albero dell’energia”, una struttura in legno di bambù dotata di una serie di pannelli fotovoltaici che servirà per alimentare 6 diverse sorgenti: una webcam, un sistema di illuminazione a led, un ripetitore wireless, un impianto sonoro, un punto di ricarica per i cellulari e una scheda Arduino (sorta di cervello elettronico in grado di monitorare lo stato di salute delle piante attraverso il livello di umidità e di fertilizzazione del terreno).
La buona notizia per Orti Dipinti è che L’albero dell’energia, per ora, è al primo posto tra i progetti che parteciperanno alla selezione del premio Edison Start. L’ambizione di un luogo pubblico come questo non è, perciò, solo quella di favorire relazioni sociali legate al lavoro della terra, ma di creare un laboratorio di idee capace di educare e formare anche nuove figure professionali. Le attività proseguono, quindi, a grandi passi, sostenute dall’entusiasmo dell’ideatore, dei numerosi volontari che lui stesso è riuscito a coinvolgere – tra cittadini comuni, studenti delle scuole americane di Firenze, ragazzi e tutors della Cooperativa Barberi – delle istituzioni e dei piccoli e grandi sponsor.

[da IlFattoQuotidiano.it/BLOG/di Elena Cattaneo del 1Febbraio2014

Arriva la primavera... questa volta con una programmazione quinquennale

Morso del Diavolo in Primavera - Torbiere
A parte gli scherzi... troppe le cose da fare nella vita quotidiana e troppe idee per la testa. Idee, splndide idee (almeno secondo noi), che però faticano a prendere il volo perchè ci si dedica molto meno tempo di quello che vorremmo.

Guardandovi in giro e cercando informazioni su Ri-stile faticherete a capire cosa esattamente è perchè in realtà è un progetto aperto che prenderà un po' la direzione che chi avrà voglia di dedicarvi tempo deciderà.
Pochi i paletti:
- saperi e lavoro al femminile (... le donne sono purtroppo spesso l'ultima ruota della macro-economia, ma il fulcro delle micro-economie), ma non solo, non siamo settarie
- sostenibilità: ambientale in primo luogo, ma anche economica e sociale
- territorio. Qui viviamo e qui vogliamo continuare a vivere.

Oggi Ri-stile si caratterizza principalmente da un laboratorio (nel senso che ci si trova e si fa) gestito dall'Ass. Multietnica Terre Unite con cui si intende sostenere economicamente alcune famiglie in difficoltà valorizzando le competenze delle donne mantenendo fede al principio della sostenibilità. E' in particolare un laboratorio di cucito in cui stoffe destinate al macero riprendono vita in splendidi accessori (borse, cappelli, collane e tutto ciò che la fantasia suggerisce). Torneremo a breve sul nostro negozio virtuale e con la bella stagione ci ritroverete anche in alcuni mercatini sparsi per la nostra provincia... promettiamo di tenervi informati.
A fianco di questa attività promuoviamo momenti di incontro e scambio come il nostro tradizionale "Svuota la cantina... incontra le persone" che quest'anno si svolgerà a Passirano (BS) il 29 Maggio.

Con questo primo post del 2016 ci ripromettiamo di non abbandonare più il blog a sè stesso e di tornare da voi con costanza ed assiduità (e quando non avremo nulla di nostro da dirvi andremo in giro per l'Italia e per il mondo a cercare qualcosa di stuzzicante per voi.